(con lieve e involontario impeto) Ah, questo poi!..
(interrompendola con umiltà ostentata) Io sono venuto a mettermi ai vostri piedi, marchesa; e non è colpa mia… se ci si sta così bene! (Salutando)Signori… (Esce.)
(Anna resta irritata e concentrata in sè stessa, ruminando sulla sfacciataggine di Arturo. Salvetti, Dionigi, Rivoli e Albenga si scambiano occhiate eloquenti e sono d'accordo nella decisione di dover lasciare in pace la marchesa. Prendono i loro cappelli e si dispongono a salutarla.)
(di scatto) Albenga!
Ai vostri ordini…
Non mi dovevate leggere il settimo atto della vostra commedia?
Semplicemente il quarto, marchesa.
(recisamente) Leggete!
(guardando gli altri con un sorrisetto di orgoglio e di trionfo) Per farvi cosa grata… (Depone il cappello, cava di tasca lo scartafaccio, lo apre, prende posto presso il tavolino su cui sono la bottiglia e il bicchiere.)
(siede, voltando la schiena ad Albenga e pensando in modo visibile a tutt'altro.)
(le si accosta di dietro e, serio e prudente, si accomiata)Marchesa…
E non volete sentire?
Vi dirò… Io credo che stasera sia arrivato un medico meno… prodigioso di me, ma più pratico. Per esperimentare me in un'indimenticabile giornata di nevrosi, vi fu necessario che… un cavallo vi tirasse un calcio. Per esperimentare lui, sembra vi sia necessario… che un autore vi legga una commedia. In attesa del risultato, però, io, provvisoriamente, rassegno le mie dimissioni.
(alzando le spalle sgarbatamente) Albenga, leggete.
(s'inchina ed esce.)
(in piedi, imbarazzati, confabulano tra loro.)
(legge, scandendo le parole come se ognuna di esse fosse una gemma dovuta alla più alta ispirazione:)«Il palcoscenico rappresenta un parco incantevole. Nella gran luce meridiana, i fiori appena sbocciati effondono una fragranza sensuale, quasi palpabile. – Si ode il ronzio di una vespa. – Poi, un lungo, un lunghissimo silenzio.»
(timidamente) Perdonate, marchesa, noi vorremmo profittare di questo silenzio… per salutarvi.
(vedendo i tre in atteggiamento di commiato) Ah? Ve ne andate anche voi?
La vostra anima, Anna, stasera è altrove…
(in fretta) Be', andate a raggiungerla, e tanti saluti da parte mia! Buona sera, buona sera a tutti!
(s'inchinano insieme, ed escono.)
(sta tuttora con la schiena rivolta ad Albenga ed è sempre più distratta.)
(dopo una breve aspettazione) Ci siete, marchesa?
Io ci sono… (Guardandosi intorno come se solo ora si accorgesse della partenza di tutti gli altri)… e il bello è che non ci sono che io.
(con competenza) Le riunioni intellettuali, più sono ristrette, meglio riescono.
Questa non potrebbe essere più ristretta di così! Vi ascolto.
(legge:) «Scena prima. Cammilla e Tulio.3 Essi lentissimamente si avanzano e seggono presso… una fontana. Cammilla: – sollevando un poco il capo – Era dolce, ieri sera, la vostra voce grigia! – Tulio: – tendendo verso lei il braccio destro – Perchè, voi, Cammilla, voi eravate… in me!»
(seguendo il corso delle proprie idee) In fondo, è una delle solite malignità!
Cosa!?
Quella che ha detto il dottore. «È arrivato un medico più pratico»!.. Con quale diritto egli lo asserisce? (Alzandosi rabbiosa) Con quale diritto?.. Leggete. (E passeggia bruscamente, senza ascoltare.)
Leggo, marchesa. (Legge:) «Cammilla: Era dolce, iersera…» Ah, no!.. Questo l'ho letto. (Cercando:)«Tulio… Tulio… tendendo il braccio»… eccetera… Ah, ecco! (Legge:) «Cammilla: – Sì, io ero in voi, io ero in voi, e adesso tutto mi è chiaro. – Con slancio: – Nulla di strano, o Tulio…»
E lo dico anch'io! Nulla di strano! Che c'entra la nevrosi? Arriva un amico di mio marito all'impensata. Ciò mi secca, m'irrita, mi turba!.. Ma che significa tutto questo? Che significa? Che può significare? Nulla di strano! Leggete leggete… Leggete, sì o no?
(si alza paziente) Marchesa, stasera, ve lo confesso, non sono in vena…
Ora comprendo perchè v'interrompete sempre! Potevate dirmelo prima!
Se vi fa piacere, leggerete voi stessa! (Un breve silenzio) Me ne posso andare?
Oh, altro!
(versa l'acqua, ne beve solennemente, e saluta con dignità, lasciando lo scartafaccio sul tavolino) Marchesa…
(senza badargli, lo saluta con la mano) Arrivederci, arrivederci.
Buona notte!! (Esce.)
(tocca il bottone del campanello. Suono interno.)
Antonio!
Eccellenza?
Presto, chiudete il cancello del giardino e la porta d'ingresso, e andate a letto.
(indugia.)
Avete inteso? Che aspettate?
Se vostra eccellenza permette…
Vi ordino di chiudere!
(entrando) Obbedite alla vostra padrona, Antonio.
(mordendosi le labbra) Ah, no! Adesso, non voglio.
(ad Antonio) Chiudete bene, togliete le chiavi per maggior prudenza, e serbatele voi.
È la mia abitudine.
(ad Antonio) Ve lo proibisco!
Vostra eccellenza non mi ha comandato appunto di chiudere?
(irritatissima) Meno parole, Antonio!
(si allontana, guardando Arturo con la coda dell'occhio.)
(come per un accordo preso, gli fa cenno di chiudere.)
(esce.)
Entrare a quest'ora nella casa d'una signora, così, senza neppure farsi annunziare, è sconveniente.
(tranquillo, e, a un tempo, altero, galante e scherzoso)Perfettamente giusto. (Siede.) Senonchè, voi non tenete conto di una circostanza piuttosto importante.
Cioè?
Cioè… che io… sono vostro marito.
Per un marito poi… giacchè ci tenete tanto a esserlo… l'entrare a quest'ora, all'improvviso, nella casa della moglie, è un'imprudenza!
Giustissimo anche questo. Ma trascurate un'altra circostanza non meno importante. Ed è… che la moglie… siete voi.
Fidate così ciecamente nell'onestà mia?
Io fido, soprattutto… nel tuo amore.
Codesta è megalomania, mio caro!
Che paroloni! Chi te li insegna? Quel dottore?.. Ma non è il caso. Si è amati, perchè si è amati, e non già perchè se ne sia degni. Tu mi ami, tu mi adori: ecco tutto. Dimostrami il contrario, se puoi.
Io te l'ho dimostrato da un pezzo il contrario!
E io non me ne sono mai accorto.
Hai dimenticato che non appena mi seppi tradita mi allontanai dal domicilio coniugale?
Ma s'intende! Per amore.
Hai dimenticato che lasciai anche la città che tu abitavi?
Per amore.
E alla tua lettera, alla tua lettera umile in cui mi scrivevi che saresti venuto a cercarmi e a supplicarmi, non risposi forse seccamente che ti avrei scacciato?
Per amore, bambina mia, per amore.
Ah, va benone! Con questi criteri fai presto a convincerti che io mi strugga per te. Ma il fatto è che tu mi hai trovata qui, sola, in una campagna disabitata, qui, felice, allegra, indipendente, in mezzo a un circolo di uomini d'ogni genere, ciascuno dei quali mi ci ha seguita col solo scopo di farmi la corte!
Sono in cinque!
Io potrei averne scelto uno.
Sarebbero andati via gli altri quattro.
Potrei averlo scelto oggi, potrei averlo scelto un quarto d'ora prima del tuo arrivo…
Ma che! Il mio arrivo ti ha così commossa!
Non mi ha commossa: mi ha turbata!
Ti avverto, bambina mia, che ti affatichi inutilmente a suscitare in me dei sospetti.
(seccata ch'egli non voglia sospettare e decisa d'indurlo furbescamente al dubbio, dopo una pausa, si alza, e gli si fa dappresso, interrogandolo più con gli occhi che con la parola:) Dunque… voi non credete verosimile… che io abbia… un amante?
Non lo credo verosimile.
(con una intima rabbietta) E non credete possibile che, mentre voi state a parlarmi con una così stucchevole alterigia, io nasconda lì, lì, nelle mie camere, un uomo che io ami o che mi piaccia?
Non lo crederei neppure se lo vedessi.
(ferocemente minacciosa) Arturo!.. Arturo!..
Evvia, non c'è ragione di fremere come una piccola belva in gabbia…
Pensate che se quello che vi sto dicendo fosse vero, nessun marito sarebbe stato mai più comico di voi.
Dio buono, se fosse vero, tu non me lo diresti.
(con una subitanea ispirazione) E se io vi avessi detta la verità con la speranza di farvela parere una menzogna?
(si sente colpito, ma dissimula.)
(intende, e, soddisfatta, lo guarda di sottecchi.)
(rasserenandosi di nuovo, sinceramente sorride.)Bah! (Le si accosta, e le solleva il mento con le dita, come farebbe con una fanciulletta.) Non si può essere nel medesimo tempo Desdemona… e Jago.
(deliberata a conseguire, comunque, l'intento di tormentarlo, comincia a mostrare d'essere rassicurata dalla fiducia di lui come se davvero ella dovesse nascondere qualche cosa a qualcuno.)
(abboccando un po' l'amo, senza confessarlo a se stesso) Per essere Jago, bambina bella, si ha da avere, per lo meno… la testa a posto. Non hai pensato che io ho avuto agio di vedere uscire dalla tua casa, uno per uno, i tuoi adoratori?
(continuando il giuoco) Tutti e cinque… naturalmente…
Ma sì… tutti e cinque…
E li avrete anche visti giungere… tutti e cinque… sino alla porta dell'albergo…
(scosso) Proprio sino alla porta dell'albergo, no… Non potevo mettermi alle loro calcagna. Ma che monta?
Oh, certo!.. Che monta…? Una volta che siete sicuro ch'essi sono usciti di qui… non avete bisogno di sapere null'altro. Questo è un particolare esauriente. (Pausa.) Ebbene, se è così… buona notte!
(lievissimamente preoccupato) «Buona notte»!?
È tardi. È ora di andarvene.
Andarmene, io! Lo dici per ischerzo. Antonio, che ci è devoto… era d'accordo con me, e ha chiuso, indubbiamente, porta e cancello. Non vorrai constringermi a svegliare quel brav'uomo… a umiliarmi dinanzi a un domestico… D'altronde, perchè non concedere a me, per una notte, l'ospitalità che, in campagna, avresti il dovere di offrire a ogni più estraneo forestiero?
(sempre lasciando scorgere di stare sui carboni ardenti e ostentando la difficoltà di sembrare disinvolta)Sì… ma… come fare?.. Di là (indica a destra)non c'è che una stanzaccia senza mobili… che non si può abitare… Volete vederla?.. Completamente vuota! E di qua (indica a sinistra) c'è il mio quartierino, così angusto… che… per decidermi ad accogliervi un forestiero, non so davvero quali… connotati lillipuziani dovrebbe avere costui. (Con artificiosa perplessità e relativa disinvoltura, chiude l'uscio della sua camera.) In conclusione, sono dolente, ma non posso!
(osserva e diventa più preoccupato) Eppure, io scommetto che se facciamo insieme una breve perlustrazione nel quartierino angusto, troveremo come risolvere questo problema.
(simulando, con vigile furberia, uno scatto involontario)Ma io non vi permetterò di perlustrare!
Non esageriamo, non esageriamo… (Inquieto)Bambina mia, tu me lo dovrai permettere… (Cercando di fingersi ancora calmo e galante) In qualità di… defunto marito, non è eccessivo ch'io abbia il desiderio… postumo… di cacciare uno sguardo nei segreti della mia vedovella.
(con tono incalzante e con atteggiamento serissimo, sempre più felice ch'egli càpiti nel tranello) Arturo! Non vi ostinate in questo desiderio…
(perdendo la pazienza) Anna! Non vi ostinate a prolungare una burletta che sta per divenire fastidiosa per voi e per me…
(mostrandosi assai agitata) Difatti, sta per divenire fastidiosa… E io vi supplico di troncare…
Sì, tronchiamo! (Andando risolutamente verso la porta) Io debbo entrare in quella stanza…
(nascondendo l'intima gioia nella tragicità apparente e mettendoglisi dinanzi per impedirgli di entrare)Voi non ci entrerete!
(acceso d'ira) Ah, basta, vivaddio! (Le afferra un braccio.)
No! Non voglio! Non voglio!..
Ma sono io che lo voglio!..
No, Arturo! Per pietà, no, no!..
E vi giuro, Anna, vi giuro (scostandola con violenza)che ci entrerò!
(getta un grido.)
(si precipita nella camera.)
(battendo le mani bambinescamente, raggiante di esultanza) Gliel'ho fatta! Gliel'ho fatta! Gliel'ho fatta! (E resta a spiare, ansiosa.)
(rientrando, si ferma, annichilito.)
(nel vederlo, scoppia in una risata sonora) Ah ah ah! Ah ah ah!..
(non sa egli stesso se è più arrabbiato del tiro birbone o più compiaciuto della innocenza di lei)Non c'è che dire… Ci sono cascato!
(ridendo più forte) Ah ah ah!.. Ah ah ah!
Un capogiro… Un'istantanea allucinazione, e mi sono lasciato prendere… Mi darei degli schiaffi!..
(ridendo a crepapelle) Ah ah ah!.. E siete voi che un momento fa non credevate possibile ch'io nascondessi un amante? Ah ah ah! Ah ah ah! Siete voi che dicevate che neppure vedendolo ci avreste creduto?.. Ah ah ah!.. Che ridere! che ridere!.. Tutto sommato… un marito può anche essere una cosa molto divertente! (Si abbandona come stanca su una sedia.)
Se ti pare di aver riso abbastanza, vorrei proporti di parlare un poco sul serio.
Esattamente quello che io volevo proporre a voi.
Io ho avuto dei torti…
Nientemeno che una confessione?!
Questo l'ho sempre confessato. Ma se fui… piuttosto colpevole, ho poi, in compenso, tollerato tutte le bizzarrie della tua emancipazione senza misura e senza freni, e ho scontati i miei torti mettendomi a viaggiare il mondo, solo e derelitto!
(interrompendolo) Come se il mondo non fosse pieno di donne!
Sarà pieno di donne, ma io non ne ho trovata neppure una!
Guarda che combinazione! Io invece non riesco a trovare un uomo!
Allora, mi sono detto…
(interrompendolo) «Meglio quella che niente».
Ma nossignora! Mi son detto: (con gentilezza affettuosa)«meglio… ricominciare da capo». (Insinuante)Anna, conveniamone: dal punto di vista sociale, io sono stato punito… Altre punizioni non ne merito… Ciò che possiamo fare di più logico è di ricominciare da capo, veramente. Vedi:… la notte… il silenzio della campagna… e questa dolce aria balsamica… sono le circostanze più propizie che si possano desiderare. (Pausa.) Vuoi?..
Eh!.. Lo so… La notte… il silenzio della campagna… il balsamo dell'aria… due anni di separazione!.. Bella forza! È facile di vincere una donna così. È facile!.. Se anche io fossi una fortezza, potrei… come si dice?.. potrei capitolare… per mancanza di viveri. E io, che non poso a casta Susanna, non raccapriccerei mica a questo pensiero. Oh, no! Ma riflettete: è un matrimonio quello che contate di riorganizzare o è un faux ménage? Un matrimonio, nevvero?.. E dunque, Arturo, ve ne prego, siate saggio. Se proprio intendete di ricostruire l'edifizio matrimoniale, aspettate… che io venga a voi. E se il nuovo edificio ha da essere… di carta, fate che la responsabilità pesi tutta intera su me, affinchè voi, in ogni caso, possiate dirmi: «Sei tu che l'hai voluto!» Mi comprendete?
In parola d'onore, no. Tu dovresti scrivere dei libri. Nessuno ti capirebbe, e così diventeresti celebre. Ma, per accontentarti, (sospira)… aspetterò!
(festosissima) Intanto… io non pretendo che voi andiate a umiliarvi dinanzi a un vecchio servo. La notte è breve; voi resterete in questo salotto; e il marchese di Fontanarosa è così perfetto cavaliere che sarà lieto di rispettare i limiti dell'ospitalità che gli concedo.
In questo salotto?!.. Solo… come un cane?!
Tra le braccia… di una poltrona!
Ci vuol altro, ci vuole!
(ripigliando il suo tono birichino e affaccendandosi gaiamente) Anzi, anzi… voglio preparare io stessa il vostro letto… Lasciate fare a me… (Al tavolino su cui sono lo scartafaccio di Albenga e una lampada, avvicina una delle poltrone più comode.)
Ma no, non ti dar pena, non ti dar pena…
Lasciate fare a me… (Congiunge alla poltrona una sediolina tappezzata, formando una dormeuse.) Così!.. Così!.. Benissimo… (Spegne i lumi, eccetto quello che è sul tavolino, e piglia un paralume a ombrello) Preferite la mezza luce o l'oscurità completa?
Eh… tanto… è lo stesso! Nella mia situazione!..
Facciamo la mezza luce?
(condiscendente) Facciamola pure.
(pone il paralume sulla lampada, e indica la poltrona) E ora, qua!
Oh Dio, mi ci collocherò quando sarai andata a dormire…
(capricciosamente) No no no no! Devo mettervi a posto con le mie mani. Altrimenti non ho la coscienza tranquilla. (Lo prende per le braccia, lo trascina sino alla poltrona e lo fa sedere.) Distendetevi.
Santa pazienza! (Distende le gambe sul sediolino)Mi sono disteso.
Bravo!.. Starete divinamente! E siccome la notte, in queste boscaglie, è sempre un po' freschina, ecco il mio scialle. (Lo odora un po' graziosamente e lo fa odorare ad Arturo.) Esso è abbastanza gentile e profumato. (Gli copre i piedi e le gambe con lo scialle) A meraviglia! E adesso che i diritti e i doveri dell'ospitalità sono salvi, marchese mio, buon riposo… (S'allontana.)
(sospirando) Altrettanto! (Quando Anna sta per uscire, fa un movimento come per alzarsi.)
(severa) Eh?!
Non mi muovo!
(sulla soglia, voltandosi a lui) Alla cuccia!
Se l'ho detto, io!.. Come un cane!
(esce e chiude a chiave la porta.)
Auff! (Pausa.) (Guardando un po' la porta di Anna) È un incidente molto doloroso questo!.. Imprevedibile!.. Quando poi si dice: il focolare domestico!.. (Distrattamente, piglia di sopra il tavolino lo scartafaccio) Che è?.. Ah! dev'essere uno dei capolavori di quell'illustre autore (Pensa:)«Albenga!..» Mai sentito nominare! (Legge:) «Il palcoscenico rappresenta un parco incantevole. Nella gran luce meridiana, i fiori… appena sbocciati… effondono una fragranza sensuale, quasi palpabile.» (Sbadiglia) Interessante! (Guardando un po', un altra volta, la porta di Anna) Se osassi… (Riflette) No…!.. (Legge:)… «Si ode il ronzio di una vespa!!! Poi un lungo, un lunghissimo silenzio. Scena prima: Camilla e Tullio.» (Sbadiglia. – Legge:)«Essi entrano lentissimamente e seggono presso una fontana. Camilla: sollevando un poco il capo…» (Gli occhi gli si chiudono – Li riapre continuando a leggiucchiare:) Era dolce iersera la vostra voce… la vostra voce… grigia… grigia… gri… gri… (È vinto dal sonno.)
(Di nuovo il rumore delle chiave nella serratura.)
(in un accappatoio bianco, con i capelli un poco scinti, sporge la testolina dall'uscio semi-aperto e chiama sommessamente:) Arturo! Arturo!.. (Pausa. – Tra sè:) Possibile?!.. (Si avanza sulla punta dei piedi sino a lui. Di dietro la poltrona, dall'alto, lo guarda. Spalanca gli occhi dallo stupore.) Dorme!!.. (Pausa.) Dopo due anni!.. (Coi pugni stretti sta quasi per picchiargli la testa, ma si trattiene. Con una fisonomia di sdegno e di disprezzo, piano piano, si avvia per uscire a sinistra. Dinanzi alla porta, si volta, sogguardandolo ancora)… Ed ecco i mariti! (Esce.)