La medesima stanza, inondata festosamente dalla luce del sole.
(dorme, disteso sulla poltrona. Il lume è tuttora acceso.)
(con passo lieve, si accosta al tavolino, prende il lume e lo spegne. Indi, senza far rumore, comincia a rassettare.)
(entrando) O don Antonio, ho da farvi una domanda…
(molto sommessamente) Abbassa la voce, Filippo. Non vedi che c'è qualcuno che dorme?
(curiosando) Una faccia nuova!
(misteriosamente) È il mio padrone: il marito della signora marchesa.
(Restano presso la porta comune, parlottando col fiato.)
E quando è arrivato?
Iersera; ma acqua in bocca!
Perchè?
Credo che, per ora, non se ne debba dir niente.
Sono una tomba! Ma che è? Non poteva andare a dormire (indicando furbescamente l'uscio delle stanze di Anna) un po' meglio di così?
Ignorante! Per chi lo pigli?
O bella! È o non è suo marito?
Si, ma… fra i nobili… non c'è più quest'uso.
Ah!.. Ognuno per conto suo?
Si capisce!.. Sbrigati con la domanda.
Volevo dirvi… Laggiù, all'albergo, si parla di partenza.
Be'?
Quel signore ammalato…
Il signor Rivoli?
Appunto. Che roba è?
Come sarebbe a dire?
Sono due mesi che mia moglie e la mia figliuola gli lavano la biancheria, glie la stirano, lo servono… proprio di tutto, e sinora, neanche un soldo!
Fatti pagare, Filippo, perchè quello lì, o che parta o che resti, muore da un momento all'altro!!!
Per San Crisostomo! (Esce correndo.)
(ridendo tra sè) Poverino! (Continua a rassettare, sulla punta dei piedi.)
(in elegante toilette di mattina, entra dalla sinistra e, vedendo Arturo, esclama.) Dio mio! Dorme ancora!!!
(inchinandosi) Eccellenza!
Portate una tazza di caffè al signore.
Era pronta, eccellenza. (Via.)
(va dinanzi a uno specchio aggiustandosi i capelli.)
(ritorna recando il vassoio con la tazza di caffè, e chiama con mitezza:) Eccellenza! Eccellenza!
Più forte, Antonio, più forte!
(alzando la voce) Eccellenza!
(con un soprassalto) Eh!.. Che accade?
(assiste alla scenetta restando indietro, in modo che Arturo non la veda.)
Il caffè, eccellenza. (Gli mette la tazza davanti.)
(tutto assonnato) Perchè il caffè? Ah già… Ma no!.. Ho forse dormito, io?
(avanzandosi) Hai dormito dieci ore! Per un marito che veniva a sedurre sua moglie, hai fatta una brillantissima figura!
(esce.)
Si dice che chi dorme non pecca. Io… non ho peccato.
(sospirando) E nemmeno io!
Hai finito di sorseggiare?
Finito.
E adesso, una buona stretta di mano e rimettiti in viaggio.
Niente affatto, carina mia. Se credi d'essertela cavata con una tazza di caffè!..
(interrompendolo con bontà amicale) Ascolta, Arturo: tutto sommato, il tuo sonno è stato provvidenziale. Senza di esso, io avrei forse finito col commettere… una follia, e ciò mi avrebbe poi disgustata, per la semplice ragione che io non ti amo più e che tu non mi amasti mai. Intanto, visto che a questa faccenda dell'amore noi donne non abbiamo ancora il buon senso di rinunziare, ciò che presto o tardi dovrà accadere a me tu puoi prevederlo…
A te non accadrà nulla, Anna, se nulla ti è accaduto sino ad oggi.
(incalzante) Ma nulla mi è accaduto sino ad oggi perchè gli uomini dei quali mi sono circondata non hanno saputo amarmi neppur loro. È inutile! Non se ne trova più uno che sappia amare!
Ebbene, che speri? che vagheggi? che aspetti? Giacchè siamo tutti uguali, oggi è per te come ieri, domani sarà come oggi. E tu passerai di delusione in delusione aspettando la mosca bianca, l'araba fenice, l'uomo eccezionale, il nuovo apostolo dell'amore!..
(incalzando ancora più) E quando avrò atteso lungamente l'uomo eccezionale che non c'è, verrà un giorno in cui, non potendo più rassegnarmi alla rinunzia, mi deciderò a transigere.
Transigi con me, dunque, bambina mia, e se non avrai conseguita tutta la felicità che sognavi, avrai in compenso compiuto il tuo dovere di donna onesta!
Questo è ciò che più accomoderebbe a te…
E anche a te, se la transazione è inevitabile…
(recisamente) Io comprendo che si possa transigere con un amante, ma con un marito mai!
Hai torto, perchè con un marito, almeno, la cosa resta in famiglia!
Arturo, non impedirmi di volerti salvare. Ti ho già mascherato al cospetto di quei signori per non subire la imposizione della tua presenza. Non hai che a profittare del mio espediente così ben riuscito per andartene in santa pace. Separato da me, checchè avvenga, tu sarai… abbastanza salvo: se non altro, nessuno potrà ridere alle tue spalle. Ma vicino a me, che cosa ci staresti a fare? O diventeresti il solito marito ingannato, o saresti l'eterno candidato all'inganno!
Spauracchi bambineschi! L'adulterio, cara mia, ha fatto il suo tempo… Oramai, le mogli pervertite tradiscono i loro amanti per i loro mariti, e quelle virtuose, come te, per i loro mariti tradiscono i loro adoratori. Che cosa starei a fare vicino a te?.. Starei a dimostrarti che un matrimonio non si liquida come si liquiderebbe un bazar: no, no, perbacco!, e che io (con serietà energica) ho qui una moglie alla quale non mi piace di rinunziare, e ho un diritto che voglio esercitare!
Ah!.. Lalà!.. Se tu avessi… cominciato col parlarmi così, io non avrei avuto niente a ridire! (Risatina)Un diritto da esercitare? È la legge, dunque, che invochi? Niente meno che la legge?!.. Ma va benissimo. Siamo d'accordo! Ed io ti esorto a non perdere più un minuto di tempo e a prendere possesso immediatamente del tuo ufficio. Soltanto, deploro che per riconquistarmi tu non abbia saputo fare che queste tre cose: – prima: chiedermi un'avventura, così, su due piedi; seconda: addormentarti saporitamente; terza: chiamare in tuo soccorso la legge. Dei mezzi veramente irresistibili!
(siede, e, con la sua aria negligente, accende una sigaretta, voltando le spalle ad Anna.)
Resti?
Lo vedi.
E poi?
E poi… fumo.
Bisogna convenire che hai ridotto il matrimonio alla più semplice espressione! (Esce a sinistra.)
(tra sè) Santa pazienza!
Eccellenza.
Che c'è?
(annunzia in un tono stentoreo da usciere tribunalesco:)Il conte Dionigi, il dottore Salvetti, il signor Giuliano D'Alma, il signor Gustavo Rivoli, il signor Renato Albenga.
Nessun altro?
Nessun altro, eccellenza.
E che vogliono da me?
Da vostra eccellenza, proprio nulla.
E allora, annunzia alla marchesa.
(rientrando, calma e cinica) Ho già sentito, ho già sentito!..
(ad Anna, sinceramente meravigliato) Ma cos'è? A quest'ora si principia qui?
A qualunque ora. Anzi, stupisco che si facciano annunziare. Hanno l'ingresso libero. (Con caricata deferenza) Ma se tu vuoi ch'io non li riceva, non hai che da comandare. Sei ritornato in carica, e una delle prime attribuzioni di un marito è quella di regolare… l'entrata e l'uscita degli amici della moglie.
(noncurante) Ma che escano! Ma che entrino! Ma che facciano quello che vogliono! Se aspetti che io mi occupi di loro, hai un bell'aspettare! Antonio, mandate a prendere le valige che ieri sera lasciai all'albergo; e fatemi ammobigliare poi la stanza, che è stata sinora vuota, (indicando la destra) il più accuratamente possibile. E mi raccomando, eh?: che almeno il letto sia buono.
Ci penso io, eccellenza, ma, in verità, non sono sicuro che la stanza possa essere pronta per questa notte. Siamo in campagna e…
Per questa notte… (dando una occhiata significativa ad Anna) non sarà indispensabile.
(tra sè, ironicamente) Che piacere!
Sta bene, eccellenza. E quei signori?
Per conto mio, passino pure.
(ad Antonio) Avete udito? (Nel medesimo tono, ma più forte) Passino pure!
(anche lui nel medesimo tono, e anco più forte, andando verso la comune:) Passino pure!
(sta per uscire a sinistra.)
E che? Te ne vai?
Naturale. (Via.)
(I cinque amici sono in abito da viaggio, chi con una spolverina sul braccio, chi con una spolverina infilata appena, chi con qualche borsa in mano o penzolante da una tracolla. Ognuno nel suo tipo. D'Alma porta una pila di libri. Dionigi è più che mai elegante. Entrano, l'uno dopo l'altro, in fila, in processione, e, malinconicamente, in silenzio, serbando un contegno corretto ed esprimendo, con le loro fisonomie, prudenza, rammarico, rassegnazione, restano allineati come fantocci. Quello che precede è Rivoli.)
(dopo una lunga pausa) Ebbene?.. Che c'è? Qualche cosa di singolare? Qualche cosa di molto grave?
(con sussiego) Non vedete che… siamo in procinto di partire?
Tutti?
(decorosamente) Tutti!
Una risoluzione così brusca e così collettiva mi dà l'idea d'una congiura. E, difatti, mi sembrate davvero dei congiurati… Alla larga!
(Essi si guardano tra loro. – Un silenzio.)
Ma parlate, almeno!.. Parlate!.. Spiegatemi questo enigma in azione!.. Quanto a voi, Rivoli, avete proprio torto di partire! L'aria di qui vi faceva tanto bene!.. (Sottolineando) L'intera famiglia del giardiniere me lo ha detto!
Marchesa, io ignoro quale diceria sia potuta giungere sino al vostro orecchio. Ma è meglio sorvolare!.. Io parto… noi partiamo… per ragioni… indipendenti dalla nostra salute!
Affari urgentissimi, marchesa…
Mi si scrive che si organizzano delle conferenze feministe… e sono io che devo dare l'intonazione.
Mi si scrive che si organizza un meeting di corse, e sono io che devo trenare…
… i vostri cavalli, beninteso.
Non capisco chi altro potrei accingermi a trenare, marchesa…
E voi, Giuliano?.. State per abbandonarmi anche voi?..
(sospirando) Aimè, marchesa… la benda mi è caduta dagli occhi… Io mi sono accorto…
(ansiosa) Di che?
Di essere un uomo come gli altri!
Pare impossibile!
E vi confesso di aver sentito, da ieri sera, che, a dispetto dei miei principii, io non riesco ad astrarmi dalla miseria della vita reale.
Da ieri sera!?.. Ma allora l'enigma è risolto! La causa di questa fuga generale non può essere che il nuovo arrivato! Ne sareste tutti gelosi?!..
(vivacissimamente) Io, no!
Negate con troppa fretta perchè io me ne convinca.
Non è gelosia, marchesa. Se voi foste … il dividendodi una società in accomandita, non ci sarebbe da confondersi. Potremmo essere pure in dieci, e io non me ne lamenterei!
Dottore mio, come vorreste che dieci uomini si dividessero l'amore d'una sola donna, se dieci donne non bastano a innamorare un uomo solo?
Marchesa, non facciamo dell'aritmetica inutile. Mi permettete di mettere le carte in tavola?
Mettiamole.
Qui, oramai, si viveva tranquillamente, pigliando un po' il fresco e un po'… di tanto in tanto, qualche granchio a secco… che non procurava, del resto, troppe emozioni. Finchè ognuno di noi cinque era convinto del fiasco degli altri quattro…
Aritmetica anche questa!
… nessuno aveva ragione di affliggersi e nemmeno di deporre le armi. Si sa! Una speranza poteva sempre sorriderci a ogni sorgere di sole. Ma poichè il sole di oggi ci ha annunziato la vostra… luna di miele, alla quale non è estremamente piacevole di assistere, non c'è da illudersi. Il posto unico che era o pareva vuoto è stato occupato per lungo e per largo… da iersera… a stamattina. Le speranze sono irreparabilmente svanite; e noi ce ne andiamo, perchè… qui… non abbiamo… più nulla… da fare!
(a tutti) Sicchè, in sostanza, il nuovo arrivato sarebbe il mio amante?
(sorridendo con superiorità) Marchesa… non è facile sottrarsi alla mia vigile osservazione.
Insomma, è o non è il mio amante?
(con la sua grande importanza) Lo è!
(duro) Lo è!
(brioso) Lo è!
(sfinito) Lo è, lo è, lo è!
(sospirando) La materia ha vinto!
Si ha un bel dire, ma, vivendo in mezzo a una eletta schiera di persone esperte, tra cui stanno, per giunta… un fisiologo (accennando a Solvetti)e uno psicologo (accenna ad Albenga), è assolutamente insperabile di nascondere la verità! (Pausa)E così, l'ora della separazione è suonata. Chi sa quando c'incontreremo… perchè io resto ancora qui a pigliare il solito fresco e, forse, qualche granchio a secco di più. Mi duole che ve ne andiate… Molto mi duole; ma comprendo i vostri sentimenti, e non oso chiedervi dei sacrifizi… Addio!
(vanno verso di lei, stendendo il braccio, conte per stringerle la mano.)
Un momento!.. (Con mestizia ostentata) Vi chiedo in grazia di non partire senza avere stretta la mano anche… a lui. Non volete?
Veramente, io… non ne sentivo il bisogno…; ma se è necessario…
Sì, è necessario! (Accostandosi alla porta a sinistra e chiamando) Arturo! Arturo!.. Vieni qua… Te ne prego…
(piano, agli altri) Ha una bella faccia tosta questa signora!