Va bene, va bene.
(Per la porta a destra escono il Pretore e il Cancelliere)
Francesca…
Signore. (Resta indietro.)
Fatti avanti.
Son qua.
Tu, già, non sai niente.
Niente.
Non sai perchè si è uccisa la tua padrona?..
Come posso saperlo io, che sono la serva?
(fingendo) Ha avuto forse dei dispiaceri in questi giorni?
Dispiaceri? E che dispiaceri? Nessuno.
È accaduto qualche cosa a Ida?
Alla signorina Ida! Ma che vi pare? Quell'anima di Dio era la gioia della mamma!
E da quanto tempo la mamma non era andata a trovarla in collegio?
Da domenica. Sicuro! Ogni domenica ci andava. Era il suo primo pensiero.
Sicchè, in otto mesi, in otto lunghi mesi ch'io sono stato lontano dalla casa mia, nessun dispiacere, nessun disappunto, nessuna noia… e tutto è andato bene.
Sissignore.
E stamattina, prima che la tua padrona si avvelenasse, tu non hai sospettato niente, non ti sei accorta di niente?
Eh! se ci fossi stata io in casa… Chi sa!
Tu non c'eri?
No che non c'ero.
Dov'eri andata?
A portare una lettera al collegio.
Avrà scritto alla figlia annunziandole il suicidio; e tu le hai portata una tale lettera?!..
Che ne sapevo io? Quando scriveva, proprio là, povera signora, l'ho vista con la faccia più tranquilla del solito…
E solamente la lettera alla figlia ha scritta? (Pausa) Rispondi!
Io poi certamente non potevo andare a vedere i fatti suoi.
È giusto! È giusto! Ma… hai detto d'aver consegnato una sola lettera…
Nossignore, io non ho detto questo.
E quante ne hai consegnate?
Una al collegio… È la verità.
Una al collegio?
Sissignore.
E… e l'altra?.. A un parente?
Voi stesso lo capite: a un parente.
(contenendosi) Ma parla, parla! Perchè bisogna affaticarsi a tirartele di bocca le parole? A quale parente?
Al signor Paolo, al vostro socio, che per voi è più che un parente… Che c'è di male?
(là per là ne ha un'impressione mista: il nome del socio non gli desterebbe nessun sospetto se la serva non si fosse imbarazzata. Ripete quasi fra sè:) Che c'è di male! Difatti… che c'è di male?.. (Poi, fissando qualche idea nel cervello) Paolo… (A Francesca) Tu, però, non volevi dirmelo.
Io!
Non volevi dirmelo.
Credevo che…
Che credevi? Che credevi?
Certe volte la fantasia cammina… Ma io vi giuro che sono innocente!..
(dopo breve silenzio) Non volevi dirmelo… (Fra sè:) Paolo!..
(intimorita, vuole svignarsela) Se mi date licenza, io vado a mettere davanti al letto, almeno per ora, le due candele che ho comprate… Qua non ce n'era più neanche mezza…
(se la fa avvicinare) Senti.
Comandate.
(sottovoce, minacciosamente) Vattene da questa casa, e non ci rimettere più il piede.
E che ho fatto io?.. Perchè debbo essere scacciata? Io sono innocente!..
Zitta, non gridare… Io non ti scaccio… Fingerai d'andartene per volontà tua. Ti pago tre mensili, ma vattene!
Quand'è così, me ne vado.
(convulso, misteriosamente, cava dal portafogli il danaro e glielo mette nelle mani.) A te… Prendi… E via!
Ma prima d'andarmene voglio vederla un'altra volta. (Piagnucolando) E poi… m'ha lasciato… due vesti… perchè le fui sempre fedele… Sono parole sue… E se mi date il permesso, io me le vado a prendere…
Le fosti fedele?.. Il compenso è meritato… Pigliati le vesti, pigliati quello che vuoi… Ma bada: (sempre sottovoce) tu non parlerai più di lei, non parlerai più di me, con nessuno. Hai capito bene?
Sissignore.
Va.
(entra nella stanza mortuaria.)
(In preda alle smanie più roditrici, volge lo sguardo intorno, rovista nella scrivania, esamina i foglietti, le buste, la carta asciugante. Nel cestino piglia qualche pezzo di carta, lo guarda e mormora:) Nulla… Nulla… (Indi, si avvicina al caminetto e vi scorge della carta quasi tutta divorata dalle fiamme) Ah!.. (Ne raccoglie un po' e, con uno sforzo di pazienza, cerca di leggere su qualche piccolissimo lembo non interamente incenerito.) Caratteri di lei! (Riflettendo) Lettere restituite e bruciate… (Riesce a leggere soltanto alcune sillabe) «io… non… sono…» E più nulla! Nulla!.. (Guarda qualche altro pezzettino) «se… il… tuo…» (Ripete, riflettendo acutamente e tormentosamente:) «se il tuo…» – «se il tuo»… (Ma non riesce a raccapezzarsi, e, assorto, muove appena il capo come se dicesse ancora tra sè: nulla! nulla!)